Approvati i registri delle DAT ad Ispica

Anche ad Ispica sono stati istituiti dal Consiglio comunale i registri dei testamenti biologici(DAT).
E’ importante adesso fare un’opportuna campagna di informazione
per spiegare ai cittadini l’importanza del testamento biologico
per metterli nelle condizioni di poter decidere.
Si spera che il nuovo sindaco di Ispica operi in modo da facilitare l’iscrizione nei registri ai suoi concittadini.

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Una scelta saggia!

È stata proprio una scelta saggia quella della Giunta comunale di Vittoria di proporre la “Istituzione dei Registri comunali del testamento biologico (DAT)”.
Io mi auguro che, come a Ragusa dove un anno fa, è stato approvato quasi all’unanimità, anche a Vittoria il Consiglio comunale faccia una scelta di civiltà utile per i cittadini

Vicende connesse all’accanimento terapeutico e drammatiche vicende di persone in stato vegetativo hanno fatto riflettere i consiglieri comunali della mia città che hanno deciso di istituire il Registro delle Disposizioni anticipate di fine vita (DAT). Con questa decisione i consiglieri comunali ragusani hanno lasciato liberi i cittadini di scrivere le proprie direttive secondo le loro convinzioni etiche ed in più hanno predisposto un modulo delle DAT, simile a quello elaborato dalla Conferenza episcopale tedesca, “Christliche Patientenverfügung” e sottoscritto da milioni di cattolici tedeschi.
Una situazione molto diversa invece è in Italia dove la CEI ha ostacolato ed ignora le DAT connesse all’importantissimo tema etico del fine vita. Per questo motivo ho inviato una lettera al Papa per indurlo a perseguire una linea unitaria e uguale per tutti i cittadini cattolici di tutti i paesi.
La risposta che ho ricevuto dalla Segreteria di Stato del Vaticano è stata evasiva e mi ha fatto ricordare una frase che si attribuiva, qualche decennio fa, ad un prete ragusano: “DIU sugnu iu e ci fazzu riri chiddu ca vuogghiu e dicu io”. Leggendo l’invito e le motivazioni di grande sensibilità umana della Conferenza Episcopale Tedesca ai cittadini tedeschi a sottoscrivere le DAT non si può non notare quanto grande sia la differenza di vedute con la CEI nostrana.
Al riguardo, ho inviato una lettera a Papa Francesco, che riporto su questo blog.

Ritengo utile ricordare:

– che l’istituzione di un Registro comunale dei Testamenti biologici è al momento l’unico strumento a disposizione dei cittadini per testimoniare una scelta della persona e per tutelare il diritto all’autodeterminazione in materia sanitaria sancito in primo luogo dalla nostra Carta Costituzionale e che l’istituzione dei registri e il testamento biologico sono strumenti che tendono a prevenire gli stati vegetativi

– che nessuno può decidere al posto di un altro; per questo è importante lasciare delle direttive anticipate secondo le quali ogni persona possa indicare quali terapie intende accettare e quali rifiutare se un giorno si trovasse nelle condizioni di non poter più esprimere direttamente le proprie volontà e in assenza di una ragionevole speranza di recupero dell’integrità intellettiva. Nel caso che qualcuno decida di non decidere (cioè di non sottoscrivere le direttive di fine vita) egli farebbe la scelta di far decidere altri al posto suo. Ma può essere sicuro che la sua volontà sarà rispettata? La risposta l’ha data tempo fa al Senato il Senatore Ignazio Marino: “La risposta è no, perché ogni giorno nei reparti di rianimazione si pone il dilemma se interrompere o meno alcune delle terapie che, grazie ai progressi della medicina, permettono di mantenere in vita un essere umano altrimenti destinato alla fine naturale della vita. E chi prende la decisione se interrompere o meno le terapie? Decide il medico di guardia che non conosce l’intimità del paziente, non sa nulla della sua vita privata, conosce le sue condizioni cliniche e decide esclusivamente in base a queste. Sono gli stessi rianimatori che affermano, anche in un audizione ufficiale al Senato, che nel 62% dei casi applicano la cosiddetta desistenza terapeutica, ovvero sospendono progressivamente tutte le terapie e avviano così il paziente verso la fine naturale della sua esistenza. La scelta che fanno è quella giusta, lo sappiamo. Eppure non possono documentarla in cartella clinica e soprattutto non prendono questa decisione tenendo conto del punto di vista del paziente, dato che non c’è un testamento biologico.

Da queste parole si evince che:

– nel 38% dei casi non si sospendono le terapie e spesso si condannano i pazienti ad un limbo di orribili sofferenze che possono durare anni.

– in Italia si cerca di non fare le cose niente alla luce del sole (tuttu ammucciuni) e così i medici sono in forte difficoltà perché devono obbedire al codice deontologico e, nello stesso tempo,devono tutelarsi da eventuali problemi di carattere giudiziario. Il testamento biologico risolve sicuramente sia i problemi del medico sia quelli dei familiari che accetterebbero le legittime volontà del congiunto.

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solfiti a modica

Ragusa 7 aprile 2014
Giovedi 3 aprile sono rimasto sconvolto dalla notizia del macellaio di Modica che ha messo dei solfiti nella carne tritata, ma mi hanno colpito anche due commenti alla notizia che ho letto in internet : 1):” Ma almeno ditelo chi è, così sappiamo di chi ci dobbiamo fidare “; 2) :”in questo caso ci vorrebbe veramente il nome, non per soddisfare la curiosità, ma per tutelare i cittadini..”
Questi signori hanno perfettamente ragione:
Coloro che mettono a repentaglio la salute dei cittadini devono essere trattati peggio degli spacciatori di droga, devono essere condannati senza sconti di pena! I loro nomi devono essere pubblicizzati ed è necessaria una presa di posizione dei produttori del settore o degli altri commercianti seri ed onesti per isolare i criminali, a garanzia della loro affidabilità e della salute dei cittadini ! Le associazioni di categoria dovrebbero isolare le pecore nere e metterle nella condizione di non fare più danni. Sarebbe un loro dovere, i consumatori apprezzerebbero e crescerebbe la fiducia nei loro confronti.

Io, in passato, da “buon padre di famiglia”, ho esercitato il mio dovere di cittadino preoccupandomi di denunciare alla pubblica opinione i pericoli a cui vanno incontro i siciliani a causa delle sofisticazioni alimentari nelle carni (purtroppo, almeno nel passato, non sufficientemente combattute) (*).
Oggi, a quanto pare, i controlli ci sono ma lo Stato punisce veramente i colpevoli?
Mia figlia, in stato vegetativo da più di otto anni, a causa di solfiti, presenti in una polpetta di carne, ancora non ha avuto giustizia:
Il macellaio, reo confesso, prima è stato condannato a 6 anni (meno tre per l’indulto), a 200.000 euro di provvisionale e a 5 anni di interruzione del suo mestiere; poi, in appello, la pena precedente è stata considerata severa ed è stata portata a 4 anni (meno tre di indulto). In cassazione cosa succederà? Finora il macellaio non ha pagato la sua colpa né con il denaro, né con la chiusura della macelleria, né con un solo giorno di carcere. La mia famiglia invece è stata condannata ad un “ergastolo” di infinite sofferenze.
Il danno e la beffa!(**)

La notizia dei solfiti a Modica mi ha fatto venire in mente non solo tutta la tragedia che ha colpito mia figlia e la mia famiglia ma anche la mancanza di giustizia e le gravi responsabilità di certi “controllori” che lasciano perplessi, increduli e indignati coloro che ancora ne hanno la capacità .
Voglio approfittare di ciò che è avvenuto a Modica per raccontare la mia esperienza, affinché i cittadini e la autorità competenti possano trarne profitto per il futuro :

-Mia figlia Sara il 7/2/2006 ingerisce una polpetta contenente solfiti a cui era allergica ed entra in coma in seguito ad uno shock anafilattico.
Due giorni dopo io denuncio al Direttore del Servizio Igiene degli Alimenti dell’AUSL 3 di Catania che la carne è stata acquistata nella macelleria di Russo Nunzio a Catania in Via Pacini n. 90 ( traversa di via Etnea) da una coinquilina di mia figlia e che una parte del tritato di carne è stata utilizzata per la preparazione delle polpette, mentre l’altra parte, circa 350 grammi, è stata conservata nel congelatore .
Nello stesso giorno gli stessi ufficiali sequestrano 7 kg di tritato fresco nella macelleria dello stesso Russo.
Tutti i campioni sequestrati vengono inviati per il controllo all’IZS di Palermo che evidenzia l’assenza di ioni solfiti e ioni nitrato e nitriti
Venti giorni dopo chiedo alla Procura di procedere agli accertamenti tecnici idonei a rilevare nel campione di carne (sequestrato a casa di mia figlia) la presenza di solfiti.
Pochi giorni dopo i Tecnici della Prevenzione del Servizio Igiene degli alimenti di origine animale di Catania prelevano la busta auto sigillante e la consegnano presso il Laboratorio di Tossicologia Forense di Catania .

Dalla relazione presentata dai Consulenti Tecnici d’Ufficio dell’Università degli Studi di Catania al P.M. di Catania si evince che nei campioni di carne analizzati (sia quelli conservati nel congelatore, sia quelli appartenenti ai sette kg sequestrati ) si trovavano quantità elevate di solfiti e che il malore che ha generato l’arresto cardiocircolatorio e respiratorio di Sara è in stretto nesso di causalità con l’ingestione della polpetta di carne.
Nella suddetta relazione, i Consulenti Tecnici fanno rilevare che c’è una discrepanza di risultati in merito agli esami sui campioni di carne fra quelli effettuati presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale (IZS), Area Chimica e Tecnologie Alimentari di Palermo e quelli effettuati all’Università di Catania .
Non è sfuggito questo particolare fatto al G.U.P. che nella sentenza nei confronti dell’imputato Russo Nunzio così scrive:
“Laddove invece l’IZS(Istituto Zooprofilattico Sperimentale) di Palermo era pervenuto ad esiti negativi quanto alla presenza di solfiti: i consulenti del P.M. spiegavano ciò con il fatto che gli operatori dell’IZS avevano utilizzato un metodo non idoneo( cromatografia ionica, secondo il rapporto di prova n.12374 del 14.2.06), che operando in fase acquosa ed alla presenza di aria, consente la trasformazione del solfito di sodio in anidride solforosa, con la conseguenza che l’anidride solforosa- volatile già in fase di estrazione- tende a disperdersi senza che le apparecchiature siano in grado di rilevare i solfiti. ( pag 28 della consulenza).”

E’ come se un allevatore cercasse i suoi buoi dopo che il garzone, la sera prima, avesse lasciato le porte della stalla aperte.
Ma: Il garzone è stato disattento oppure in mala fede?
Tale dubbio mi assale in modo assillante:
-Veniva utilizzato un metodo di ricerca dei solfiti errato per ignoranza oppure non li si voleva trovare? ( per esempio per non fare prendere, alle singole ASP o ad altri organi di controllo della salute pubblica, provvedimenti di chiusura dei mercati storici all’aperto che tanta importanza hanno per il folclore di città come Palermo e come Catania e per non creare allarmismi che potevano rompere equilibri sociali e sconvolgere abitudini consolidate di larghe fette della popolazione?) (**)
Qualunque sia il motivo , è certo che nella carne che mia figlia ha ingerito, i solfiti c’erano ed in grande quantità come da accertamenti effettuati dai Consulenti Tecnici dell’Università di Catania e dalla confessione dello stesso macellaio. I solfiti nelle carni, non bloccando il processo di putrefazione, ma mantenendo il colore rosso, favoriscono l’ inganno dei consumatori da parte dei macellai disonesti, procurando agli stessi profitti più cospicui ( come lo stesso Russo conferma ).
Io, negli anni scorsi ho fatto il mio dovere di cittadino esortando i prefetti e i sindaci di Ragusa e di Catania a predisporre più controlli per la tutela della salute della gente; inoltre ho avvisato moltissimi studenti e lavoratori dei pericoli che corrono per la salute in una città come Catania dove, in molti ambienti, la legalità viene considerata un optional

Quindi , nei fatti, l’’IZS di Palermo, consegnando alle ASP siciliane (ed in particolare quella di Catania) rapporti di prova con risultati di ione solfito inferiore al limite di rilevabilità, mediante un metodo non efficace, hanno (almeno fino al 2006) “abituato” i macellai disonesti di Catania e della Sicilia a persistere (chissà per quanti anni) nella somministrazione di solfiti nelle carni fresche per renderle più appetibili agli ignari consumatori e ricavare più soldi.
D’altra parte, se i profitti con l’immissione di solfiti aumentano e le multe non arrivano, perché rinunciare a qualche decina di euro in più? Questo è il ragionamento che sono indotti a fare i macellai disonesti perché, anche se delinquono, la fanno franca.
Se l’IZS di Palermo avesse utilizzato un metodo idoneo, oppure avesse utilizzato, per la ricerca dei solfiti, dei tecnici più qualificati o più attenti, sicuramente i macellai disonesti avrebbero pagato le multe per la somministrazione di solfiti e, successivamente, quasi certamente, non avrebbero più commesso quel reato.
Io avanzo l’inquietante dubbio che la ricerca dei solfiti non veniva effettuata dai tecnici di laboratorio dell’IZS di Palermo sui campioni provenienti dalle varie ASP siciliane perché era inutile cercarli (essendo errato il metodo utilizzato per la ricerca ). Questa vicenda ha sicuramente fatto indignare tutte quelle persone che, con molto zelo e senso del dovere, ogni giorno lavoravano e lavorano per reprimere le frodi alimentari nelle provincie della Sicilia.
Per le motivazioni sopra indicate io ritengo l’IZS di Palermo corresponsabile, per non avere esercitato correttamente il compito istituzionale di prevenzione della salute ( anzi di incoraggiare con il colposo comportamento di incuria le attività dolose dei macellai disonesti siciliani), dei danni gravissimi ed irreversibili a mia figlia Sara.
Dopo il 2006, a seguito della vicenda di mia figlia e del processo al macellaio Russo Nunzio, pare che l’IZS di Palermo abbia preso provvedimenti per fare analisi corrette per la ricerca dei solfiti nei campioni di carne tritata provenienti dalle varie ASP siciliane.

Invito il macellaio di Modica e quelli che ancora si ostinano ad adulterare gli alimenti a riflettere sugli effetti devastanti del reato di sofisticazione degli alimenti(***).

Luciano Di Natale

(*)Anche in altri settori alimentari le sofisticazioni vanno di moda e non sono puniti dalla legge in modo severo e deciso; basta leggere le gazzette! Ad esempio nel corso dell’anno 2008 in Italia, nel dossier sulle sentenze penali passate in giudicato, a carico di ditte condannati per frodi e sofisticazioni alimentari, si contano 81 sentenze con multe che variano fra i 500 e i 3000 euro. Ottantuno in tutta Italia.?!

(**)Un giornale locale, qualche anno fa, alla notizia che ispettori di Bruxelles erano a Catania per controllare se la salute dei cittadini era tutelata (a seguito di gravi irregolarità di igiene riscontrate nei mercati all’aperto), così scriveva:”Le autorità catanesi non hanno provato vergogna quando un’istituzione posizionata a migliaia di chilometri di distanza ha ricordato loro di applicare leggi e regole che altrove sono l’essenza del vivere civile? E, in generale, l’intera città di Catania non sente “almeno” il disagio di essere additata come comunità dove il vivere è un atto senza dignità e di puro disprezzo della legge? E’ necessario un rinascimento etico e morale dell’intera comunità catanese affinché l’indolenza e l’apatia facciano posto alla convivenza civile. Chiedetevi cari cittadini di Catania come mai vivete male nella vostra città. La ragione sta nell’affievolimento di quei valori morali ed etici che fungono da base al vivere quotidiano. Tale affievolimento ha attivato un processo di drammatica diffusione della cultura dell’illegalità. “
Spero che ciò non accada anche in provincia di Ragusa!!

(***) Mia figlia è stata ricoverata per circa un anno in ospedali della penisola, per 5 anni a casa, curata con sacrifici indicibili da me e mia moglie e da due anni si trova ricoverata alla SUAP, struttura creata per le persone in stato vegetativo o in gravissime condizioni. In essa operano oltre al personale dell’ASP medici volontari del Centro risvegli ibleo.

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Lettera al Papa

Caro Papa Francesco, Santità,
ho saputo che Ella riceverà il 15 gennaio 2014 un gruppo di ragusani guidato dai coordinatori del gruppo “Ragusani nel mondo”, ciò mi ha fatto osare di rivolgere alla Sua paterna e benevolente attenzione un problema etico che ritengo importantissimo sia per i cittadini sia per la Chiesa cattolica.

Mia figlia Sara, in stato vegetativo persistente da otto anni, è anche Lei una ragusana nel mondo, ma non so in quale mondo si trovi. Sicuramente non in questo, perché, come si dice delle persone in stato vegetativo, vittime di una medicina troppo invasiva, queste “sono prive di morte ed orfane di vita”. Lo stato vegetativo, infatti, è una barbarie provocata dall’uomo che spesso tralascia il possibile e persegue l’impossibile. .
Mia figlia, a causa di uno stato di anossia protrattasi troppo a lungo, è rimasta cieca, sente pochissimo, è immobilizzata a letto e non può muovere nemmeno un dito volontariamente.
Sara è stata vittima del male due volte:
la prima, perché ha avuto la sua giovane vita spezzata da un incosciente che ha adulterato con solfiti, a cui lei era allergica, la carne che vendeva;
la seconda, perché non ha potuto rifiutare la vita artificiale che Le hanno regalato i medici della rianimazione: quando si pratica un foro nella gola per respirare e si introduce un tubo nello stomaco per la nutrizione e l’idratazione forzata, la vita artificiale è servita..!.

Vita artificiale, invece, che hanno potuto rifiutare, perché in condizioni di intendere e di volere, Papa Giovanni Paolo secondo ed il cardinale Martini. Quest’ultimo, contraddetto dal cardinale Ruini, allora a capo della CEI, aveva invitato tutti a “non trascurare la volontà del malato” e a “distinguere tra eutanasia e astensione dall’accanimento terapeutico, due termini spesso confusi”. Il Cardinale Martini era in linea con moltissimi cattolici e con la Chiesa cattolica tedesca che non solo riconosce la legittimità etica dell”autodeterminazione della persona in ordine alla propria morte”, ma giudica anche “eticamente lecite” omissioni e azioni che permettano al malato che lo desideri di concludere “naturalmente” il suo ciclo vitale.
Vicende connesse all’accanimento terapeutico e la drammatica vicenda di mia figlia hanno fatto riflettere i consiglieri comunali della mia città che hanno deciso di istituire il Registro delle Disposizioni anticipate di fine vita (DAT). L’istituzione di un tale registro e lo stesso testamento biologico tendono a prevenire gli stati vegetativi e sono, al momento in Italia, gli unici strumenti a disposizione dei cittadini per testimoniare una scelta della persona che tuteli il diritto all’autodeterminazione in materia sanitaria sancito in primo luogo dalla nostra Carta Costituzionale. Con questa decisione i consiglieri comunali ragusani hanno lasciato liberi i cittadini di scrivere le proprie direttive secondo le loro convinzioni etiche e, a tal proposito, hanno predisposto un modulo delle DAT, simile a quello elaborato dalla Conferenza episcopale tedesca, “Christliche Patientenverfügung” (Disposizioni sanitarie del paziente cristiano), un testo comune di cattolici e protestanti contenente disposizioni sul fine vita, siglato nel 1999 (e rivisto nel 2003), che porta le firme del Presidente della Conferenza Episcopale tedesca cardinale K. Lehmann e del Presidente del Consiglio delle Chiese evangeliche tedesche M. Kock) certamente noto a Sua Santità.
Mi permetto di riportare alcune frasi del documento che denotano e sensibilità umana e carità cristiana:
– “Dobbiamo togliere alla gente la paura di diventare alla fine vittima della tecnologia medica”;
– “nessuno può essere obbligato a trattamenti diagnostici e terapeutici per quanto possano essere promettenti”;
– “per il credente” la vita è un “dono di Dio” e, come tale, “indisponibile” . Dal divieto, per il credente, di disporre liberamente della propria vita, non deriva un suo obbligo di ricorrere a tutti i ritrovati della scienza medica per prolungarne la durata.

-” Per attuare od omettere un trattamento è decisivo che il paziente, dopo essere stato adeguatamente informato, abbia manifestato la sua esplicita volontà al riguardo, anche qualora il medico consigliasse altre misure diagnostiche o terapeutiche. Accanto alla possibilità di stabilire in qualsiasi momento di mutare l’obiettivo del trattamento, il diritto di autodeterminazione del paziente comprende anche la possibilità di decidere disposizioni su situazioni future. Questo vale in particolare per condizioni vitali in cui i pazienti non possono più esercitare personalmente i propri diritti, cioè non possono più dare il loro consenso perché sono incapaci di dare un consenso, per es. perché sono troppo deboli, confusi o incoscienti. Allora la volontà presunta del paziente è determinante per le decisioni dei medici, dei sanitari, dei congiunti o dei fiduciari. Il testamento biologico riveste un ruolo importante nella ricerca di questa volontà presunta”.

In tale documento si parla di “ un dignitoso lasciar morire, non proseguendo o non iniziando nemmeno un trattamento volto al prolungamento della vita (per es. l’alimentazione artificiale, la respirazione artificiale o la dialisi, la somministrazione di farmaci come ad esempio antibiotici) nel caso di malati inguaribili e terminali.”

Lo “spread” su temi etici di così grande rilevanza per i cittadini fra la più meridionale città d’Italia e la Germania, si è così ridotto di molto.
Lo stesso spread, però, non si è ridotto ancora fra le autorità politiche e religiose italiane e
le istituzioni di altri stati europei.
Posso capire certi politici italiani che hanno affrontato il tema per beceri(!) interessi politici (soprattutto dal 2008 al 2011), ma non riesco a comprendere, invece, le più alte gerarchie ecclesiastiche italiane che hanno dimostrato,nei fatti, di amare di più la dottrina consolidata piuttosto che l’uomo. La vicenda di Welby, al quale è stata chiusa la porta della chiesa nel giorno del suo funerale, le vergognose invettive di autorevoli personalità religiose sulla vicenda Englaro e l’insana alleanza con “atei devoti”(sic!) hanno disorientato, non poco, i cattolici italiani ed hanno fatto allontanare dalle parrocchie tantissime persone ( me compreso).

Il problema del fine vita connesso con l’accanimento terapeutico e la possibilità di scrivere e fare rispettare le direttive anticipate di trattamento di fine vita è un problema comune a tutti i cittadini del mondo ed, in particolare, ai cattolici.
Cattolici che non possono essere trattati in modo diverso a seconda del paese dove abitano .Se sono cattolici tedeschi, allora, sono di serie A e possono sottoscrivere un testamento biologico addirittura proposto dal capo della Conferenza episcopale tedesca?! Se, invece, sono italiani allora sono cattolici europei di serie B, perché la CEI, sull’importante tema etico, delle DAT, si è allineata e alleata con le forze politiche più retrive e bigotte del paese!

Spero che Sua Santità ritenga opportuno intervenire invitando i Vescovi ad esaminare più approfonditamente il problema (tenendo anche conto di quanto disposto dalla Conferenza Episcopale Tedesca) al fine di perseguire una linea unitaria e uguale per tutti i cittadini cattolici, non dimenticando altresì, che la laicità degli stati è il prerequisito per la democrazia.
Concludo ricordando che bisogna prendere atto che esistono visioni del mondo diverse da quella cattolica e che nessuno ha il diritto di imporre ad altri la propria visione per legge: a tutti deve essere riconosciuta la libertà di agire secondo la propria coscienza.

Affettuosi Auguri Di Buon Natale e Sereno Anno nuovo

Luciano Di Natale

Ragusa 25 dicembre 2013

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REGISTRI DEI TESTAMENTI BIOLOGICI A RAGUSA

A partire dal mese di dicembre 2013 sarà possibile fare registrare il proprio testamento biologico al Comune di Ragusa .
Cosa fare
Il cittadino, residente a Ragusa, che voglia depositare il proprio Testamento Biologico deve:
1) telefonare all’Ufficio Anagrafe del Comune di Ragusa per fissare un appuntamento;
2) redigere il Testamento Biologico debitamente sottoscritto sia dal Dichiarante sia dal Fiduciario (oltre che dal Fiduciario supplente se previsto);
3) presentarsi all’ufficio comunale con un valido documento di identità nel giorno e nell’ora dell’appuntamento, accompagnato dal proprio Fiduciario. Se il Dichiarante ha nominato un Fiduciario supplente, anche quest’ultimo deve presentarsi all’appuntamento;
4) consegnare l’originale del Testamento Biologico “in busta chiusa” e trattenere per se e per il fiduciario o per i fiduciari le fotocopie del documento. La busta chiusa dovrà contenere, oltre al Testamento Biologico, una copia fotostatica dei validi documenti di identità del Dichiarante e del Fiduciario (e del Fiduciario supplente se previsto);
5)sarà cura dell’impiegato comunale far firmare una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà, con la quale il Dichiarante e il Fiduciario (e il Fiduciario supplente se previsto) dichiarano di aver depositato la “busta” contenente il Testamento Biologico. La dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà deve essere firmata in presenza dell’impiegato al momento della consegna. Alla dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà l’Ufficio ricevente assegnerà un numero progressivo che verrà annotato sul Registro;
L’impiegato ricevente provvede a registrare la documentazione ricevuta e a depositare il Testamento Biologico in un luogo sicuro. Al Dichiarante e ai Fiduciari viene rilasciata la ricevuta dell’avvenuto deposito del Testamento Biologico . L’addetto ricevente non è a conoscenza delle dichiarazioni anticipate di volontà e dei documenti inseriti nella “busta” e non è responsabile del suo contenuto.
.
Deposito presso un Notaio
Nel caso in cui il Dichiarante abbia già depositato il proprio Testamento Biologico presso un notaio di fiducia, può chiedere l’iscrizione al Registro attraverso la presentazione di un atto notarile comprovante l’avvenuto deposito presso il Notaio.
Revoca registrazione
L’iscrizione al Registro potrà essere revocata dal Dichiarante in qualunque momento.
Modifica del Testamento Biologico
Il Dichiarante può modificare il proprio Testamento in qualunque momento. Ciò sarà possibile a seguito del ritiro della busta chiusa precedentemente consegnata e di una nuova iscrizione al Registro seguendo la stessa procedura iniziale.
Costo:
10 euro una tantum per spese di custodia registri e buste contenenti i
testamenti biologici

Ritengo utile ricordare:
che le direttive dovranno essere assolutamente rispettate dai medici (art. 2,art 13,art 32 della Costituzione, Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, Convenzione di Oviedo, Codice deontologico dei medici art. 16,35 e 38, Sentenza n.21748 della Cassazione civile e della Corte Suprema di Cassazione del 13 novembre 2008);
che l’istituzione di un Registro comunale dei Testamenti biologici è al momento l’unico strumento a disposizione dei cittadini per testimoniare una scelta della persona e per tutelare il diritto all’autodeterminazione in materia sanitaria sancito in primo luogo dalla nostra Carta Costituzionale e che l’istituzione dei registri e il testamento biologico sono strumenti che tendono a prevenire gli stati vegetativi ;
che nessuno può decidere al posto di un altro; per questo è importante lasciare delle direttive anticipate secondo le quali ogni persona possa indicare quali terapie intende accettare e quali rifiutare se un giorno si trovasse nelle condizioni di non poter più esprimere direttamente le proprie volontà e in assenza di una ragionevole speranza di recupero dell’integrità intellettiva. Nel caso che qualcuno decida di non decidere (cioè di non sottoscrivere le direttive di fine vita) egli farebbe la scelta di far decidere altri al posto suo. Ma può essere sicuro che la sua volontà sarà rispettata?
La risposta l’ha data tempo fa al Senato il Senatore Ignazio Marino:
“La risposta è no, perché ogni giorno nei reparti di rianimazione si pone il dilemma se interrompere o meno alcune delle terapie che, grazie ai progressi della medicina, permettono di mantenere in vita un essere umano altrimenti destinato alla fine naturale della vita. E chi prende la decisione se interrompere o meno le terapie? Decide il medico di guardia che non conosce l’intimità del paziente, non sa nulla della sua vita privata, conosce le sue condizioni cliniche e decide esclusivamente in base a queste. Sono gli stessi rianimatori che affermano, anche in un audizione ufficiale al Senato, che nel 62% dei casi applicano la cosiddetta desistenza terapeutica, ovvero sospendono progressivamente tutte le terapie e avviano così il paziente verso la fine naturale della sua esistenza. La scelta che fanno è quella giusta, lo sappiamo. Eppure non possono documentarla in cartella clinica e soprattutto non prendono questa decisione tenendo conto del punto di vista del paziente, dato che non c’è un testamento biologico.”

I problemi connessi con i testamenti biologici investono varie problematiche riguardanti la sfera sanitaria; infatti le DAT possono prevedere :
> l’intenzione di donare o meno gli organi ; di utilizzare il corpo o parti di esso per scopi di ricerca , sepoltura o cremazione; modalità di umanizzazione della morte (ricevere cure palliative per alleviare il dolore oppure vivere in casa con la propria famiglia.
> non attivazione di qualsiasi forma di accanimento terapeutico,ossia di trattamenti di sostegno vitale che prolunghino la sofferenza senza apprezzabili risultati;
> sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione artificiale;
Englaro a Ragusa
L’otto novembre nella sala AVIS di Ragusa si è parlato di testamento biologico e sulle problematiche ad esso connesse in presenza di Beppino Englaro . La sala era stracolma di persone che hanno dimostrato grandissima attenzione e partecipazione. L’11 novembre un incontro sullo stesso tema ha avuto luogo a Modica.
Significativi sono stati (per me) i seguenti concetti espressi da Beppino Englaro:
1-“ Io non voglio trovarmi nelle condizioni di Eluana: non voglio quell’inferno, non lo voleva nemmeno lei. Eppure è una possibilità che nessuno di noi può escludere. La medicina rianimativa fa miracoli, ma non sempre. Lo stato vegetativo permanente è un tentativo non riuscito di rianimazione: non sei ancora morto ma non sei più vivo. Ci sono persone a cui va bene rimanere in quel limbo. Ce ne sono altre, come me, che se potessero direbbero subito no grazie. Così ho messo nero su bianco le mie disposizioni e le ho affidate a una persona che conosce le mie convinzioni etiche e culturali”.

2- E grazie a quella battaglia e al clamore che si è creato che i cittadini hanno potuto toccare con mano il problema. Non possono più dire “non sapevo”. Su questi temi l’Italia è cambiata e sta cambiando. Sono cambiate le coscienze e gli atteggiamenti
3 La sentenza, quella della Corte Suprema di Cassazione del 13 novembre 2008, è lì e parla chiaro:nessuno ha il diritto di impormi una cura se io non la voglio, anche se l’interruzione può significare la morte. E questo non c’entra nulla con l’eutanasia: si chiama consenso informato alle cure. Se non c’è il mio consenso, se rifiuto una cura, non ci sono santi che tengano.

4.-Il problema non era la volontà di Eluana ma il Paese che non era pronto ad accettare una simile volontà. Ci sono voluti quasi vent’anni
Se sono in condizione di intendere e di volere ho tutto il diritto di rifiutare le cure, anche quelle indispensabili per continuare a vivere. Se però, per un incidente o una malattia, non sono più in condizione di intendere e di volere la faccenda si complica: perché non sono nemmeno in grado di dire al medico “no grazie, faccio a meno delle tue terapie perché non voglio vivere per anni attaccato a un sondino”. In questo malaugurato caso esiste un solo modo: non farsi cogliere impreparati. Se, quando sono lucido e cosciente metto nero su bianco i trattamenti a cui non vorrò essere sottoposto e se queste disposizioni le affido a una persona che nomino mio delegato, i medici non potranno far altro che rispettare le mie volontà. Da quando in qua i diritti valgono solo per le persone coscienti? Chi non è più cosciente non ha più diritti?

5. . Lo stato vegetativo permanente non è una condizione di vita: è una situazione di non morte, che è peggio della morte stessa. E come me la pensano tantissimi italiani. Sciascia diceva: “Non è sempre vero che la speranza è l’ultima a morire; ci sono casi in cui la morte è l’ultima speranza”

Scelta di libertà
Una battaglia per la libera scelta sulle cure non è tale se non si preoccupa non solo della libertà di rinunciare a un trattamento, ma anche della libertà concreta di accedervi. Una rete omogenea di hospice, l’erogazione diretta e gratuita dei farmaci necessari, la valorizzazione del volontariato, l’istituzione di un osservatorio nazionale per le cure palliative, una semplificazione dell’accesso alle terapie del dolore: sono condizioni fondamentali affinché la scelta sulla fine della propria vita possa essere effettivamente e concretamente fondata sulla libertà.

Io ho sottoscritto le mie disposizioni servendomi del seguente schema,fra quelli che si trovano in alto sotto il nome di “modulistica testamenti biologici”

IO SOTTOSCRITTO/A
Nome……………………………………………………..Data e luogo di nascita……………………………………
Cognome…………………………………………. Domicilio…………………………………. ……..

NEL PIENO DELLE MIE FACOLTÀ MENTALI E IN TOTALE LIBERTÀ DI SCELTA DISPONGO QUANTO SEGUE:
IN CASO DI• malattia o lesione traumatica cerebrale invalidante e irreversibile
CHIEDO DI NON ESSERE SOTTOPOSTO AD ALCUN TRATTAMENTO TERAPEUTICO O DI SOSTEGNO (alimentazione e idratazione forzata)

DISPOSIZIONI PARTICOLARI.
• Autorizzo la donazione dei miei organi per trapianti SÌ □ NO□
NOMINO MIO RAPPRESENTANTE FIDUCIARIO IL SIGNORE/LA SIGNORA:
Nome…………………………………………………………………………………………
Cognome…………………………………………………………………………………….
Luogo di nascita……………………………………………………………………………
Data di nascita…………………………………………………………………………….
Residente a………………………………………………………………………………….
Recapito telefonico…………………………………………………………………………
LE PRESENTI VOLONTÀ’ POTRANNO ESSERE DA ME REVOCATE O MODIFICATE IN OGNI MOMENTO CON SUCCESSIVA/E DICHIARAZIONE/I.
Luogo e data…………………………………………………….
Firma del sottoscrittore..
Documento di identità………………..
Firma del fiduciario………………..
documento di identità………………..

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ENGLARO A RAGUSA

http://www.ragusaoggi.it/38018/beppino-englaro-a-ragusa

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Registri test. biologici attivi fra 2 settimane

• Mercoledì 20 Novembre 2013
• Ragusa,

antonio la monica
Il Comune di Ragusa rende note le procedure per quanti volessero provvedere dal primo dicembre alla stesura e consegna del proprio testamento biologico. Uno strumento che consentirà alle persone di esprimere la propria volontà in merito alle terapie che intende o non intende accettare nell’eventualità in cui dovesse trovarsi nella condizione di incapacità di esprimere il proprio diritto di acconsentire o meno alle cure proposte per malattie o lesioni traumatiche cerebrali irreversibili o invalidanti. Quelle che costringano a trattamenti permanenti con macchine o sistemi artificiali che impediscano una normale vita di relazione.
Per avere informazioni ed acquisire la relativa modulistica, l’interessato può rivolgersi al funzionario responsabile del Servizio VI del 1° Settore “Elettorale, Anagrafe e Stato Civile” di Corso Italia. Chi maturi la volontà di dare corso al proprio testamento biologico deve prendere appuntamento direttamente con il funzionario responsabile tutti i giorni dalle 9 alle 12. Il martedì e giovedì anche dalle 15,30 alle 17. Occorre presentarsi all’appuntamento accompagnati dalla persona nominata fiduciario nel proprio testamento biologico e da un testimone.
La dichiarazione di Testamento biologico va redatta in triplice copia e deve essere debitamente compilata e sottoscritta sia dal dichiarante che dal fiduciario ed eventualmente dal fiduciario supplente e dal testimone, scelti liberamente dal dichiarante. Sempre presso il Comune sarà possibile avere tutte lei indicazioni su come provvedere alla stipula e alla consegna dell’atto. Resta da specificare che, a titolo di rimborso per oneri di istruttoria e custodia, il Comune di Ragusa ha stabilito il versamento una tantum di 25 euro (*).
L’avvio di queste procedure rappresenta una grossa conquista per chi si è battuto al fine di istituire un registro dei testamenti biologici a Ragusa. “Poter contare su un documento ufficiale sulle direttive di fine vita – spiega Luciano Di Natale, tra i promotori dell’iniziativa – scritto in precedenza dal paziente serve ad aiutare sia i medici, sia i familiari, sulle decisioni da prendere nel momento più delicato e intimo della fine vita. I registri dei testamenti biologici sono strumenti che prevengono gli stati vegetativi mentre lo Stato ha il dovere di curare le persone che sono in stato vegetativo, cioè dopo che il danno è avvenuto”.
Il passo a livello locale è solo il primo atto di un cammino che dovrebbe portare ad una normativa nazionale chiara ed inequivocabile. “Molte storie tristi – conferma Di Natale – dovrebbero fare riflettere sull’importanza di una legge sul testamento biologico in Italia, come quella giusta e rispettosa delle persone approvata dalla Conferenza episcopale tedesca”.

(*) E’ stato ridotto saggiamente a 10 euro

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Incontro dibattito

Dal primo dicembre 2013 sarà possibile fare registrare il proprio testamento biologico al Comune di Ragusa.; un mese fa, infatti, la nuova giunta ha approvato le norme attuative sulla trascrizione dei Testamenti Biologici in un Registro Comunale .
Data l’importanza e la delicatezza dell’argomento mi sembra doveroso che i cittadini ragusani siano bene informati ed è per questo che hanno già dato la loro disponibilità a collaborare singoli cittadini e associazioni che operano nella realtà ragusana:
Una prima iniziativa è stata approvata dai rappresentanti di varie associazioni di volontariato (CCA) riuniti la mattina del 3 ottobre nei locali dell’ASP7 alla presenza del Commissario straordinario Aliquò.
Si è deciso di organizzare per venerdì 8 novembre alle ore 16 nella sala AVIS di Ragusa, un dibattito pubblico sulle tematiche connesse con i Registri dei testamenti biologici .
Come si evince dall’allegato invito, contribuiranno a tenere vivo il dibattito Beppino Englaro, l’Assessore alla Sanità Lucia Borsellino , il Sindaco di Ragusa etc..
Molto interessante è la proposta di un corso di formazione che riguardi Medici , Professionalità Giuridiche, Psicologi e il Personale dell’Ufficio comunale allo scopo di poter garantire la migliore informazione possibile al Cittadino interessato alle DAT (dichiarazioni anticipate di trattamento di fine vita).
Vi propongo di incontrarci e di partecipare all’evento sperando di poter organizzare insieme ulteriori incontri sulle problematiche connesse con i registri dei testamenti biologici.
Sono certo che ci si renda conto della valenza che hanno queste tematiche nella vita di tutti noi ed è per questo che chiedo di fare “passaparola” con amici e conoscenti.

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Incontro dibattito di venerdì 8 novembre 2013

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Articolo sui registri dei testamenti biologici-febbraio 2013-

“Una scelta di questo tipo, a prescindere dagli aspetti tecnici, sorprende, perchè appare in contrasto con la sensibilità della nostra gente, con la cultura dei Ragusani”. Monsignor Paolo Urso, vescovo della diocesi iblea, interviene sulla proposta di istituzione di un registro comunale dei testamenti biologici, ossia le dichiarazioni anticipate di trattamento sanitario, da attuare in caso in cui la persona dovesse trovarsi nella condizione di incapacità di esprimere il proprio diritto di acconsentire o non acconsentire alle cure proposte. “La prima sensazione, davanti a questa notizia, è stata di sorpresa. Non c’è stata una riflessione pubblica, un confronto. Non so sulla base di quale istanza si sia arrivati a questa scelta, non credo la città abbia avuto contezza di ciò” – aggiunge monsignor Urso. “Qui a Ragusa – aggiunge il presule – c’è una significativa presenza di solidarietà. Una proposta di questo tipo mi sembra in contrasto con la sensibilità della gente che, in modo corale, sta lavorando per la creazione del Centro Risvegli Ibleo. Una struttura che sta nascendo dalla convinzione dell’importanza di stare vicini a queste persone e ai loro familiari”. Con la consueta pacatezza, dunque, il presule esprime il suo parere sul delicato argomento. Di testamenti biologici si era parlato circa un anno e mezzo fa, nel corso di un incontro al “Centro Studi Feliciano Rossitto”. Da parte del Comune – come ricorda il professore Luciano Di Natale, la cui figlia è in stato vegetativo da alcuni anni – c’era stata un’apertura in tal senso. Tuttavia non c’era stato alcun seguito né al dibattito né alle rassicurazioni. L’atto proposto dal commissario Margherita Rizza, in ogni caso, dovrà passare prima dalla commissione consiliare competente e poi dal consiglio comunale. Un tema estremamente delicato, comunque, che andrebbe affrontato in maniera adeguata, in modo che al dibattito possano partecipare un po’ tutti i cittadini.
(*dabo*) (Davide Bocchieri -Giornale di Sicilia)

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